08 agosto 2009

Il canto a più voci delle balene della groenlandia

Una nuova notizia ci giunge dai ricercatori della stazione scientifica di Disko Bay, dell'università di Copenaghen. Da tempo è risaputo che le balene producono canti d'amore, ma la cosa particolare è che la Balena Franca della Groenlandia emetta delle canzoni A PIU' VOCI, talvolta mischiate fra di loro, fenomeno del tutto inesistente in altre specie di balene. Questo repertorio di canzoni cambia ogni anno, si presume per attirare di volta in volta il patner e per non fare estinguere la specie. Inoltre queste balene sono le uniche ad emettere canzoni molto complicate che raggiungono le frequenze più alte ( dai 100 ai 2000 Hertz). E' l'unica specie dove i ricercatori non sono ancora riusciti a distinguere se il canto provenga dalla femmina o dal maschio.

24 giugno 2009

Funzione Cognitiva: video

Ecco un video che mostra come un'animale modifica il suo comportamento nei confronti di stimoli esterni (FUNZIONE COGNITIVA).

Funzione Cognitiva: i Cercopitechi

Parlare di FUNZIONE COGNITIVA del linguaggio, significa occuparsi di come cambia il comportamento - interno ed esterno - di un animale in conseguenza del fatto di possedere un linguaggio. In particolare qui ci interessa stabilire come, e in qualche misura,cambia il modo di pensare di un animale che sia in grado di interagire semioticamente con i propri simili: quindi questo significa , va precisato subito, che diamo per scontato che esista un pensiero strutturato non linguistico (cfr., al riguardo, i diversi saggi contenuti in Gambarara,1996). Facciamo ancora una volta l'esempio dei cercopitechi: quando una di queste scimmie avverte un pericolo, nella sua mente è probabile che abbia luogo una doppia operazione: la formazione dell'immagine dell'oggetto percepito e l'attivazione del segnale che vi è associato (Parisi,1991;Cangelosi,Parisi,1996). E' probabile che la doppia categorizzazione del pericolo, percettiva e semiotica, permetta al cercopiteco di scegliere più rapidamente la corretta strategia di risposta : la scimmia che vede il leopardo , e insieme emette - a qualcuno che vuole avvertire del pericolo - il segnale che si riferisce alla classe di predatori con zampe (la classe invece, dei predatori senza zampe , sono i serpenti). In questo modo il cercopiteco non solo avverte del pericolo i propri simili, ma anche sé stesso a fare la stessa cosa. L'idea che stiamo sostenendo è che il cercopiteco, in queste situazioni, usa il linguaggio non solo come strumento referenziale, ma anche come strumento autoconativo. Una delle forme in cui si manifesta la Funzione Cognitiva del linguaggio è quindi quella AUTOCONATIVA, come per guidare "ad alta voce" il proprio comportamento(Lurijia,1961). L'avere una mente semiotica amplia le potenzialità comportamentali di un animale, dischiudendogli la possibilità dell'AUTOCONTROLLO, anche se paradossalmente ciò può avvenire - come nella ricostruzione che abbiamo appena fatto dei cercopitechi- in modo del tutto volontario.

23 giugno 2009

Funzione estetica: gli albatri delle Galàpagos

Nel modello di Jakobson l'uso estetico del linguaggio è quello in cui il messaggio si concentra soprattutto sul significante, sulla sua forma più che sul contenuto. Significante che in questa funzione agisce in proprio, suggerendo, nella mente del fruitore del segnale stesso, immagini a associazioni in larga parte autonomi rispetto al contenuto effettivamente rappresentato dal messaggio stesso. Da un punto di vista evolutivo l'uso estetico di un linguaggio è successivo rispetto a altre funzioni a più forte valenza adattiva, come quella Referenziale o Conativa. Alcuni fra gli esempi più chiari di di segnali estetici , nei linguaggi degli animali non umani sono quelli degli elaborati sistemi per il corteggiamento presenti in molte specie di uccelli. Gli Albatri delle Galàpagos( Diomedea irrorata), ad esempio durante il corteggiamento , eseguono movimenti lunghi e complessi in cui compaiono, più o meno semplificate, sequenze comportamentalitratte dal normale repertorio di questo uccello:mendicazione del cibo, gesti di acquietamento, pulizia del corpo, ecc.

Funzione Metalinguistica

Guardate questo video, nel gioco del cane con il suo padrone c'è a tutti gli effetti quella che è un funzione Metalinguistica!

Funzione Metalinguistica: un esempio i cani

Un segnale che si riferisce a un'altro segnale è detto Metasegnale. Ad esempio , quando sotto un cartello stradale che avverte della presenza di una serie di curve strette c'è un altro cartello con la scritta " 2 Km", questo secondo segnale si riferisce al primo , avvertendo il destinatario del messaggio che una serie di curve dura un paio di chilometri. Nel linguaggio umano la Funzione Metalinguistica è particolarmente usata, sia nel parlare quotidiano sia in contesti specificatamente metalinguistici, come un libro di grammatica ( un libro, e quindi un insieme di parole , che parla di altre parole). Nei linguaggi degli animali non umani questo tipo di segnali è molto raro, e sembra circoscritto soltanto ai contesti di gioco. In queste situazioni vengono spesso usate delle azioni che durante il gioco assumono un diverso valore:
"ad esempio quando il mio cane terrier mi morde per gioco la mano, spesso ringhiando allo stesso tempo, se stringe e io gli dico -piano,piano-, continua a mordere ma mi risponde con un breve scodinzolio che sembra voler dire non te la prendere, è solo un gioco". ( Darwin,1872 trad.1882, p. 164) L'uso del Metasegnale, da parte del mittente , a un primo livello implica la capacità di tenere sotto controllo ciò che si stà facendo e, a un livello superiore, quel che il primo livello significa: quello del terrier di Darwin è un Metasegnale, che avverte il destinatario, Darwin, che le azioni in cui è impegnato in realtà sono inquadrate in un'altro contesto che è quello di un GIOCO.(Bateson,1995;Allen,Bekoff,1997,CAP.6)

19 giugno 2009

10 giugno 2009

Cani che parlano...anticipazione della FUNZIONE ESPRESSIVA

Ora vi propongo un'altro video curioso sul linguaggio e sulla Funzione Espressiva dei cani!

Funzione espressiva: Il Pavone

Il mondo degli animali non è popolato da esemplari tutti uguali, bensì è composto da individui riconoscibili ognuno come tale, con un aspetto, con un odore, un certo modo di muoversi, un certo timbro espressivo specifici.
Il comportamento comunicativo dipende non solo da quello che si vuole esprimere , ma anche da chi è il destinatario del messaggio.

UN ESEMPIO...Il PAVONE

In origine, questo grande uccello, viveva vicino ai fiumi nelle Indie Occidentali e nello Sri Lanka.

Oggi è molto diffuso nei parchi e giardini comunali e privati.

I maschi nel periodo dell'accoppiamento erigono la coda in verticale per mostrare alle ipotetiche compagne tutta la bellezza e signorilità.

Il pavone emette un particolare fischio molto acuto anche in cattività.

05 giugno 2009

Comunicazione tra gatti

Il video che vi propongo è un curioso dialogo tra due gatti!

Funzione Fàtica nei Gatti

La Funzione Fàtica raccoglie tutti gli usi del linguaggio in cui questo viene usato per stabilire e rinsaldare i legami all'interno del gruppo di animali. In questo caso il linguaggio permette di coordinare l'attività di più animali, di fissare ruoli all'interno delle gerarchie sociali, di regolare i conflitti interindividuali in modo non violento, di trovare e riconoscere il partner sessuale. In questo senso gli usi fàtici del linguaggio rappresentano, più che un veicolo per il trasferimento delle informazioni, un certo modo di comportarsi: i segnali non stanno per contenuti esterni, quanto sono un modo per fare qualcosa agli altri e con gli altri. Ora vi propongo quella che è la Comunicazione Fàtica Territoriale nei Gatti: L’organizzazione e la funzionalità dell’insieme del territorio sono assicurate da precise segnalazioni che costituiscono la comunicazione territoriale: i vocalizzi, i segnali visivi (le posture, le graffiature, le marcature urinarie) e olfattivi (i segnali di identificazione e di allarme - feromoni percepiti dalla mucosa olfattiva che tappezza l’organo vomeronasale di Jakobson -) permettono al gatto di “orientarsi” nell’ambiente e allo stesso tempo costituiscono il mezzo di comunicazione con i conspecifici e, secondo alcuni Autori, anche con gli esseri umani. Affinché un gattino sia correttamente socializzato ai conspecifici è necessario che venga a contatto con gatti almeno fino alla quinta – settima settimana di vita e questo processo sottintende una corretta gestione della comunicazione. Secondo Turner la socializzazione intraspecifica è raggiunta con maggior facilità quando il gattino proviene da una cucciolata di almeno quattro piccoli, rimane con i fratelli fino all’età di dodici settimane e se, in questo lasso di tempo, viene frequentemente in contatto con gatti adulti. Il gatto domestico utilizza un’ampia gamma di suoni rispetto agli altri Carnivori: secondo J. W. Bradshaw questo animale è in grado di emettere ben undici tipi di messaggi vocali differenti che accompagnano soprattutto il comportamento di aggressione territoriale e il comportamento sessuale. Fino a qualche anno fa si pensava che questi segnali fossero frutto della domesticazione e, quindi, rivolti essenzialmente verso l’uomo. In seguito numerosi Autori hanno riscontrato che i vocalizzi possiedono una grande importanza anche all’interno dei gruppi sociali costituiti dai soli conspecifici.

Sempre a proposito del linguaggio dei cetacei...

Abbiamo avuto modo di apprendere le particolari capacità intellettive e comunicative dei delfini...osserviamo ora come altri cetacei possiedono qualità molto simili, che permettono loro di comunicare tra loro e con l'uomo. Guardate che risultati ha raggiunto questa simpatica balena bianca...

01 giugno 2009

Video sul linguaggio nei delfini

Questo video spiega il linguaggio misterioso dei delfini : Guardatelo è molto interessante!

Funzione Conativa:usando segnali si modifica il comportamento del destinatario

Usando i segnali l'animale agisce sul mondo includendo in questo anche i destinatari dei segnali (F. Conativa). Tradizionalmente l'etologia ha privilegiato questa funzione, considerandola l'unica presente nei linguaggi degli animali non umani.
Un esempio i delfini:
Di particolare interesse il mondo acustico fatto di echi, che consente ai delfini di percepire non solo la distanza, ma anche la forma, la grandezza, lo spessore degli oggetti o degli altri esseri viventi che incontra sul suo cammino. Questi mammiferi sono dotati di un ricchissimo “vocabolario”: oltre a fischiare, grugnire e strillare, riescono a emettere una vasta gamma di suoni percepibili da noi uomini, oltre a emettere ultrasuoni con frequenze troppo elevate per i nostri limitati organi acustici. Un gruppo di studiosi del Consiglio nazionale delle ricerche (CNR) ha recentemente provato in questi animali la coesistenza di due tipi diversi di linguaggio, uno per “giocare” e l’altro per “comunicare” con il gruppo. I delfini parlano, ma con il loro gruppo utilizzano un “dialetto” particolare, che si sviluppa nel corso degli anni e che diventa un veicolo di riconoscimento fra esemplari della stessa comunità. «I delfini — spiega Massimo Azzali del Cnr — comunicano usando due linguaggi o segnali acustici: i suoni (frequenza 20kHz), detti segnali di vocalizzazioni, e gli ultrasuoni (frequenza tra 20 e 200 kHz), detti segnali sonar o di ecolocalizzazione». Le due vocalizzazioni sono molto diverse: le prime sono innate e vengono prodotte in occasione di uno specifico evento: in generale riflettono la reazione “emotiva” del delfino a uno stimolo esterno. Nel corteggiamento, quando hanno paura, quando si arrabbiano, quando sono stressati e in moltissime altre occasioni, questi mammiferi super-intelligenti emettono le frequenze da 20kHz. Come delle grida spontanee, immediatamente percepibili e affatto difficili da emettere e da essere comprese. I segnali sonar dai 20 ai 200 kHz invece sono più difficili da imparare e da capire. «La condivisione delle percezioni/evocazioni che scaturiscono dai segnali sonar — prosegue Azzali — si imparano con il tempo e richiedono che nella comunità si sia formato un linguaggio sonar comune, ovvero una connessione suoni-immagini acustiche che valga per l'intera comunità». Si può perciò presumere che il linguaggio sonar di un gruppo richieda un lungo periodo di apprendimento da parte dei suoi membri più giovani perché contiene molti elementi tipici ed esclusivi di una comunità. Ed è per questo che i delfini devono vivere un lungo periodo di apprendimento prima di formare un gruppo con il quale condividere il linguaggio. Un training lento e complicato, che permetta loro di orientarsi nella giungla dei segnali sonar degli altri membri del gruppo in modo da imparare ad ascoltare e a parlare la stessa lingua. Solo dopo questa lunga fase di apprendimento nascono solidi legami sociali. «Con le relazioni echi-immagini — precisa Azzali — valide per tutti i membri della comunità, nascono i rapporti sociali. Dai nostri studi risulta che gruppi diversi usino il linguaggio degli echi con modalità diverse». In ogni caso, tramite l’ecolocalizzazione i delfini sono in grado di comunicare fra loro chiamandosi per nome. Ma quando inizia l’apprendimento? Secondo lo studioso del Cnr il cucciolo di delfino comincia ad apprendere il linguaggio sonar addirittura dalla pancia materna «perché i suoni si propagano quasi allo stesso modo nell’oceano e nel corpo della madre». L’apprendimento continua poi dalla nascita ai quattro anni esclusivamente tramite la madre e poi tramite tutto il resto del gruppo. Un’ultima curiosità: i delfini dormono galleggiando in superficie e una metà del loro cervello rimane intenta a vigilare.

31 maggio 2009

in London

30 maggio 2009

Chiave di lettura

La classificazione del linguaggio umano originariamente proposta da Jakobson per il solo linguaggio umano può essere proficuamente adattata ai linguaggi degli animali non umani.

Jakobson individua sei funzioni principali per il linguaggio. Ogni funzione è centrata su uno degli elementi necessari di ogni evento linguistico.

Analizzeremo ora in generale le diverse funzioni.

  1. La FUNZIONE ESPRESSIVA, è quella in cui l'aspetto più rilevante del messaggio è costituito dalla manifestazione delle emozioni dell'emittente. E' ad esempio probabile che quando un cercopiteco segnala ai suoi compagni la presenza di un predatore non stia soltanto "descrivendo" in modo astratto e neutrale il mondo esterno, ma al contrario vi partecipi in modo forte e convolgente. Questo significa che ogni uso del linguaggio implica sempre un qualche coinvolgimento emotivo del mittente.
  2. La FUNZIONE FàTICA è in atto quando lo scambio dei segnali serve a mantenere la coesione del gruppo. In questo tipo di interazioni non vengono scambiate delle informazioni relative all'ambiente, ma dei segnali di non aggressività, di disponibilità verso altri membri del gruppo.
  3. La FUNZIONE METALINGUISTICA vengono scambiati segnali relativi ad altri segnali, come nel caso del gioco, in cui i segnali metalinguistici che precedono l'interazione ludica vera e propria avvertono il destinatario che i susseguenti segnali di aggressività non vanno presi sul serio.
  4. La FUNZIONE CONATIVA è quella in cui il linguaggio viene usato per imporre al destinatario un determinato tipo di comportamento; i segnali di aggressività, hanno appunto lo scopo di modificare il comportamento del destinatario senza impegnarsi in un combattimento reale.
  5. La FUNZIONE REFERENZIALE O DENOTATIVA, è quella in cui il linguaggio viene usato relativamente per comunicare a oggetti o eventi del mondo esterno, come quando le api informano le bottinatrici dell'alveare della posizione e della distanza di certi fiori dall'alveare.
  6. La FUNZIONE ESTETICA, infine, è quella in cui vale soprattutto per se stesso e non per quello che comunica referenzialmente: certi canti di corteggiamento di alcuni uccelli , non sembrano avere un preciso valore informativo, ma essere per appunto una sorta di canto, in cui quel che vale - come, del resto , accade anche per i nostri canti - è soprattutto la melodia e non soltanto, il suo contenuto ( in questa funzione conta soprattutto il significante del segnale, non il suo significato.)

La FUNZIONE COGNITIVA, funzione essenziale del linguaggio, che Jakobson non contempla nel suo modello. In effetti la proposta di Jakobson sembra basarsi sul modello ingegneristico della comunicazione, che lascia poco spazio alla dimensione cognitiva, e che modellizza soprattutto la trasmissione di segnali fra macchine, che proprio perchè tali non hanno problemi interpretativi.

Cimatti F. (1998) Mente e linguaggio negli animali - Carrocci

29 maggio 2009

La logica delle formiche

Quando si parla di api ci si stupisce di quel mondo così complesso e cosi generoso per noi uomini, ma quando vediamo una formica , la consideriamo solo un fastidioso insetto che ,entrando in casa nostra , ci irrita . Ma se ci avviciniamo con un po’ di curiosità a questo insetto e lo osserviamo nella sua esistenza ci stupiamo per la sua meravigliosa intelligenza , per l’ingegno che mostra , per come gestisce quel suo perfetto mondo evidente e nascosto . Cerchiamo di conoscerlo . Di tipi di formiche ce ne sono centinaia tutte con qualche caratteristica geniale e bizzarro , ma sempre utile . Una caratteristica che le accomuna è la capacità di vivere insieme con mirabile coesione e funzionalità di lavoro . Esse costituiscono città sopra e sotto il terreno con un invidiabile ingegno , coltivano terreni sotterranei e immagazzinano i raccolti, tengono insetti predatori di sostanze zuccherine e le mungono . Tutto per far vivere al meglio la comunità cominciando dalla regina e dalle piccole larve . Sono pure guerriere terribile mettono in schiavitù le formiche più deboli e riconoscono solo le componenti delle loro comunità , le altre formiche sono considerate nemici e uccise . Ogni formicaio ha un suo odore che aiuta gli individui a riconoscersi anche lontani dalla loro casa e fra altri di diverse specie di formiche.Qualsiasi esponente di cui altro formicaio , anche se di specie uguale , può venire ucciso se entra in colonie non sue . Ha un odore diverso!Questa è una caratteristica ben precisa e serve alle formiche operaie , che escono dal nido per cercare cose di loro utilità, per riconoscersi e magari passarsi parte del bottino cercato. Le formiche si parlano anche fra loro , attraverso i movimenti delle antenne. Con queste , inoltre sentono gli odori. Dalle loro mandibole invece, secernano l’acido formico che e’ un veleno con il quale combattono e uccidono i nemici. Le mandibole sono anche la loro forza, perché con quelle portano per molto superiori al loro, anche 4-5 volte superiore. Se mettiamo a confronto le colonie di formiche con gli alveari di api , ci accorgiamo che hanno un sistema di vita molto simile, e anche nelle tribù delle formiche quella che è più importante è la regina, per il semplice fatto che fa le uova e fa continuare la vita di quella specifica tribù di insetti. Ma, mentre nell’ alveare c’è una sola regina che vive 3 ­5 anni deponendo 1000 uova al giorno, e vuole tutto l’ alveare per sé, nel formicaio ci possono essere più regine che fanno secondo il bisogno del formicaio diverse corti e depongono centinaia di uova in posti ben precisi perché le loro città sotterranee, sono immense; basti pensare che si sono si sono fatti degli esperimenti con del fumo soffiato in una delle aperture di un formicaio e questo fumo è uscito da aperture a 70 metri distante da quel punto. Su ogni formicaio le regine non hanno una vita monotona, anche se coccolate da tutti.Iniziano col volo nuziale con i maschi, insieme ai quali volano in un solo giorno caldo , poi ritornano al formicaio , si strappano le ali e cominciano la deposizione delle uova. I piccoli maschi non torneranno al formicaio , ora non servono più e moriranno lo stesso giorno . Il formicaio non lo possiamo chiamare nido , perché è molto grande , quando lo richiede la vastità delle diverse tribù che lo abitano, ed è corredato di tutto ciò che può servire ad ogni individuo della comunità. È una vera e propria città sotterranea con abitazione , magazzini ,stelle e serre di coltivazione , utili da corridoi a volte completamente tappezzati di mattoncini resistentissimi che le formiche impastano con la loro saliva e terra . La città delle formiche si sviluppano anche su 30-40 piani sotto terra. Nelle varie stanze le operaie raccolgono le uova scodellate dalla regina e divise secondo il tempo di deposizione. Queste si chiudono dopo circa 15 giorni e le formiche nutrici le nutrono con un latte speciale e le trasportano in vari posti più o meno caldi o secchi per farle crescere al meglio. Passato il tempo, le larve si imbozzolano e dentro a questi involucri si tramutano in pupe che presto diverranno insetti perfetti con un loro specifico compito , come se il comando del loro DNA le facesse nascere già istruite. Nel formicaio ci sono camerette in cui le operaie allevano gli afidi, quei pidocchi che succhiano la linfa dalle foglie , trasformandola in liquido zuccherino molto ricercato dalle formiche. A volte, osservando degli alberi da frutto, vediamo delle colonie di formiche salire e scendere lungo il tronco con pezzetti di foglie, e tornare al formicaio. Li triturano con le mandibole per farne una base di coltivazioni per funghi, che useranno durante l’inverno. In altre camerette ben aerate e asciutte, le formiche stivano chicchi di frumento, ma prima di portarveli staccano i germogli per non farli nascere. Durante l’ inverno tritureranno i semi per farne vere e proprie pagnottelle .A differenza di quella delle api , la vita delle formiche continua anche durante l’inverno quando non si vedono , anche se più rallentata. Ci sono certe formiche schiave che vengono trattate come veri e propri contenitori per il miele .Sono rimpinzate di miele al punto che la loro pancia diventa talmente gonfia da non permettere loro di camminare; restano così appese nella loro cameretta aspettando che le operaie vengono a richiedere prodotto per nutrire la regina e le larve o a portarne altro per farglielo ingurgitare .Ci sono le formiche combattenti , che in ogni tribù dei formicaio formano i plotoni di difesa delle regina e delle città; e queste hanno , quasi sempre , una grossa testa e robuste mandibole. Alcune di queste formiche hanno l’abitudine di rapire le larve di altri formicai per servirsene poi come schiave. Queste sono le formiche amazzoni che non lavorano, combattono solamente, e si fanno servire e nutrire. Tratto da http://www.teleparconord.it/lavoriscuole/insetticosta/disegno.htm Su questo link potrete acquisire ulteriori informazioni sulle formiche e non solo! Buona lettura!

Funzione Refenziale: I segnali d'allarme nei cercopitechi

I cercopitechi che vivono nell'Amboseli National Parck del Kenia, sono piccole scimmie con numerosi predatori naturali (il leopardo,l'aquila e il pitone,ecc.). Questi predatori adottano strategia d'assalto assai diverse. In questo contesto, fortemente selettivo,diventa subito chiara una delle funzioni essenziali - da un punto di vista biologico- di un linguaggio, quella di mezzo attraverso il quale i membri di una collettività si tengono reciprocamente informati su eventi e oggetti, inanimati -cibo - e animati, prede e predatori presenti nell'ambiente. Date le loro piccole dimensioni i cercopitechi non hanno molte possibilità di risposta a queste minacce, se non la fuga. Tuttavia non basta genericamente fuggire, per sfuggire ai specifici attacchi di ognuno di questi predatori. Per ogni pericolo hanno una strategia adeguata di risposta, però queste strategie da sole non sono sufficenti, perchè un animale che non si accorgesse del pericolo , non farebbe in tempo a scappare. Quindi una buona strategia di risposta sarebbe , non può essere solo individuale ma deve essere sociale: occorre che anche se un certo individuo è momentaneamente distratto c'è ne sia un'altro che lo possa avvertire del pericolo incombente. Alcune funzioni del linguaggio assolvono proprio a questi compiti: informare su quanto stà avvenendo nell'ambiente - funzione referenziale - e spingere a adottare certi comportamenti, funzione conativa. A questo scopo i cercopitechi possiedono un sistema di segnalazione con tre distinti segnali acustici ognuno relativo a una specifica classe di predatori, quelli terrestri, quelli aerei, e i serpenti. In effetti questi tre segnali non sono riferiti ognuno a ogni singolo animale: quello per il leopardo, ad esempio, è usato anche per la jena e lo sciacallo. Questo significa che questi segnali hanno due importanti caratteristiche semiotiche: la convenzionalità e l'arbitrarietà. CONVENZIONALITA' significa che non c'è somiglianza fisica fra le caratteristiche sonore del segnale d'allarme e il suo referente: per esempio , il segnale per l'aquila non ne imita il verso. ARBITRARIETA', significa che il significato associato a quel segnale è il risultato di un'operazione di classificazione : in quel significato rientrano una serie di animali pericolosi che hanno in comune -dal punto di vista del cercopiteco - la caratteristica di muoversi sul terreno con delle zampe. Questa classe non corrisponde a una classe zoologica - il leopardo è un felino, lo sciacallo un canide - ma a una CLASSE FUNZIONALE. Una classe, cioè costituita secondo degli scopi non dettati direttamente dall'ambiente esterno, bensì dalle esigenze interne dell'animale che la costruisce.
Bibliografia : Cimatti F. (1998) Mente e Linguaggio negli animali -Carrocci

21 maggio 2009

Chiavi di lettura

DEDUZIONE: "che dipende dalla nostra abilità nell'analizzare il significato dei segni in cui o attraverso cui pensiamo"

  • Regola-Caso-Risultato

INDUZIONE:"che dipende dalla fiducia che noi abbiamo che il corso di un tipo di esperienza non verrà mutato e non cesserà senza un'indicazione precedente al suo cessare"

  • Caso-Risultato-Regola

ABDUZIONE:"che dipende dalla nostra speranza di indovinare, prima o poi, le condizioni sotto le quali un dato tipo fenomeno si presenterà"

  • Regola-Risultato-Caso

CHARLES SANDERS PEIRCE

20 maggio 2009

SCINPANZE' vs. UOMO similitudini e differenze

SIMILITUDINI CON L'UOMO
Lo scimpanzé differisce dall’ uomo solo per poco più dell’1% nella composizione del DNA e ci sono rilevanti somiglianze anche nella composizione del sangue e nelle risposte immunitarie. Infatti, dal punto di vista biologico, gli scimpanzé sono molto più simili agli uomini che ai gorilla. E’ stata avanzata la proposta di includere gli scimpanzé nello stesso genere degli uomini tenendo conto delle somiglianze, chiamandoli Homo Troglodytes. IntelligenzaL’anatomia del cervello e del sistema nervoso centrale degli scimpanzé è notevolmente simile al nostro. Di conseguenza, non dovrebbe sorprendere che gli scimpanzé (insieme ai gorilla e ai bonobo) siano capaci di attività intellettive che una volta venivano riferite solo agli uomini.In natura, essi devono sempre prendere delle decisioni, come la scelta di unirsi ad un gruppo piuttosto che ad un altro, di essere pacifici o aggressivi. Usano differenti attrezzi per altrettante diverse funzioni, come solo noi uomini facciamo. Mostrano anche un principio di comportamento per la “fabbricazione primitiva di utensili”. ComunicazioneAgli scimpanzé che vivono in cattività può essere insegnato il linguaggio americano dei segni, imparandone anche più di 300. Possono dimostrarsi abili anche nel calcolo, oltre ad aver mostrato capacità di ragionamento, astrazione, generalizzazione, rappresentazione simbolica, di provare emozioni ed aver consapevolezza di sé stessi. Nonostante sia difficile quantificare le emozioni, tutti coloro che hanno lavorato con gli scimpanzé, assicurano che essi siano in grado di provare ed esprimere sentimenti quali disperazione, gioia, dolore, paura e tristezza, oltre a conoscere il dolore mentale e fisico. Esistono poi forti somiglianze tra il linguaggio non verbale degli uomini e degli scimpanzé –baciare, abbracciare, toccare le mani, fare il solletico, tirare sassi, usare bastoni, darsi la mano. Negli uomini e negli scimpanzé questi gesti compaiono nello stesso contesto, e vogliono quindi comunicare lo stesso concetto. InfanziaGli scimpanzé, come gli uomini, hanno un lungo periodo di infanzia, che è di 5 anni, durante il quale dormono e prendono il latte nel grembo materno. Con la nascita di un nuovo piccolo, quello più adulto rimane emotivamente dipendente dalla madre e continua a spostarsi con lei per i successivi 3 o 4 anni. Tali legami tra la madre e i nuovi nati, così come tra i fratelli, possono protrarsi per tutta la vita. L’infanzia è un periodo importante sia per loro che per gli uomini. I piccoli di scimpanzé hanno molto da imparare. Grazie all’interesse con cui osservano i comportamenti degli altri, alla capacità di imitazione, e alla pratica delle azioni osservate, alcuni comportamenti si tramandano di generazione in generazione. Quando una madre muore, il piccolo è possibile che non riesca a sopravvivere. Comincia a mostrare segni di depressione e diminuiscono il comportamento di gioco e alimentare. I fratelli maggiori, anche i maschi, spesso adottano quelli minori rimasti orfani. Occasionalmente I piccoli vengono adottati da non parenti, mostrando così grande altruismo. Struttura biologicaGli scimpanzé sono così simili a noi da poter prendere o essere infettati da tutte le malattie infettive umane conosciute (escludendo forse il colera). Questo spiega perché vengano usati per la ricerca scientifica. Gradualmente, i ricercatori hanno cominciato ad ammettere che le somiglianze nel comportamento, nell’attività intellettiva e nelle emozioni sono ugualmente sorprendenti. Ciò sta portando ad un miglioramento delle condizioni di cattività in alcuni laboratori, anche se noi ci auguriamo che presto non possano più essere utilizzati. Differenze significativeIl nostro studio sugli scimpanzé mira anche ad individuare le differenze con l’uomo. La più importante tra queste, è la mancanza da parte loro di un linguaggio parlato. Gli uomini possono insegnare ai figli avvenimenti o cose non presenti, fare progetti per il futuro, discutere un’idea in modo che diventi il risultato della saggezza di un gruppo. Il fatto che gli scimpanzé possano imparare dagli uomini il linguaggio dei segni o il calcolo, non minimizza questa differenza. E’ stato il linguaggio a comportare che la nostra specie divenisse così dipendente dal comportamento trasmesso culturalmente. Il nostro intelletto sminuisce quello del più dotato scimpanzé. Ci sono naturalmente anche molte differenze fisiche. Una, come già menzionato, è nella struttura del tratto vocale. Gli scimpanzé non hanno sviluppato la postura eretta dell’uomo. La anatomia dei piedi e delle mani è molto diversa. Gli scimpanzé femmine e i bonobo (ma non le femmine di gorilla e orango), mostrano rigonfiamenti posteriori nel periodo di estro.
SIMILITUDINI CON L'UOMO Lo scimpanzé differisce dall’ uomo solo per poco più dell’1% nella composizione del DNA e ci sono rilevanti somiglianze anche nella composizione del sangue e nelle risposte immunitarie. Infatti, dal punto di vista biologico, gli scimpanzé sono molto più simili agli uomini che ai gorilla. E’ stata avanzata la proposta di includere gli scimpanzé nello stesso genere degli uomini tenendo conto delle somiglianze, chiamandoli Homo Troglodytes. IntelligenzaL’anatomia del cervello e del sistema nervoso centrale degli scimpanzé è notevolmente simile al nostro. Di conseguenza, non dovrebbe sorprendere che gli scimpanzé (insieme ai gorilla e ai bonobo) siano capaci di attività intellettive che una volta venivano riferite solo agli uomini.In natura, essi devono sempre prendere delle decisioni, come la scelta di unirsi ad un gruppo piuttosto che ad un altro, di essere pacifici o aggressivi. Usano differenti attrezzi per altrettante diverse funzioni, come solo noi uomini facciamo. Mostrano anche un principio di comportamento per la “fabbricazione primitiva di utensili”. ComunicazioneAgli scimpanzé che vivono in cattività può essere insegnato il linguaggio americano dei segni, imparandone anche più di 300. Possono dimostrarsi abili anche nel calcolo, oltre ad aver mostrato capacità di ragionamento, astrazione, generalizzazione, rappresentazione simbolica, di provare emozioni ed aver consapevolezza di sé stessi. Nonostante sia difficile quantificare le emozioni, tutti coloro che hanno lavorato con gli scimpanzé, assicurano che essi siano in grado di provare ed esprimere sentimenti quali disperazione, gioia, dolore, paura e tristezza, oltre a conoscere il dolore mentale e fisico. Esistono poi forti somiglianze tra il linguaggio non verbale degli uomini e degli scimpanzé –baciare, abbracciare, toccare le mani, fare il solletico, tirare sassi, usare bastoni, darsi la mano. Negli uomini e negli scimpanzé questi gesti compaiono nello stesso contesto, e vogliono quindi comunicare lo stesso concetto. InfanziaGli scimpanzé, come gli uomini, hanno un lungo periodo di infanzia, che è di 5 anni, durante il quale dormono e prendono il latte nel grembo materno. Con la nascita di un nuovo piccolo, quello più adulto rimane emotivamente dipendente dalla madre e continua a spostarsi con lei per i successivi 3 o 4 anni. Tali legami tra la madre e i nuovi nati, così come tra i fratelli, possono protrarsi per tutta la vita. L’infanzia è un periodo importante sia per loro che per gli uomini. I piccoli di scimpanzé hanno molto da imparare. Grazie all’interesse con cui osservano i comportamenti degli altri, alla capacità di imitazione, e alla pratica delle azioni osservate, alcuni comportamenti si tramandano di generazione in generazione. Quando una madre muore, il piccolo è possibile che non riesca a sopravvivere. Comincia a mostrare segni di depressione e diminuiscono il comportamento di gioco e alimentare. I fratelli maggiori, anche i maschi, spesso adottano quelli minori rimasti orfani. Occasionalmente I piccoli vengono adottati da non parenti, mostrando così grande altruismo. Struttura biologicaGli scimpanzé sono così simili a noi da poter prendere o essere infettati da tutte le malattie infettive umane conosciute (escludendo forse il colera). Questo spiega perché vengano usati per la ricerca scientifica. Gradualmente, i ricercatori hanno cominciato ad ammettere che le somiglianze nel comportamento, nell’attività intellettiva e nelle emozioni sono ugualmente sorprendenti. Ciò sta portando ad un miglioramento delle condizioni di cattività in alcuni laboratori, anche se noi ci auguriamo che presto non possano più essere utilizzati. Differenze significativeIl nostro studio sugli scimpanzé mira anche ad individuare le differenze con l’uomo. La più importante tra queste, è la mancanza da parte loro di un linguaggio parlato. Gli uomini possono insegnare ai figli avvenimenti o cose non presenti, fare progetti per il futuro, discutere un’idea in modo che diventi il risultato della saggezza di un gruppo. Il fatto che gli scimpanzé possano imparare dagli uomini il linguaggio dei segni o il calcolo, non minimizza questa differenza. E’ stato il linguaggio a comportare che la nostra specie divenisse così dipendente dal comportamento trasmesso culturalmente. Il nostro intelletto sminuisce quello del più dotato scimpanzé. Ci sono naturalmente anche molte differenze fisiche. Una, come già menzionato, è nella struttura del tratto vocale. Gli scimpanzé non hanno sviluppato la postura eretta dell’uomo. La anatomia dei piedi e delle mani è molto diversa. Gli scimpanzé femmine e i bonobo (ma non le femmine di gorilla e orango), mostrano rigonfiamenti posteriori nel periodo di estro.

19 maggio 2009

DEDUZIONE vs. ABDUZIONE: UOMO - ANIMALE

Dagli studi di zoosemiotica svolti sembra che l'uomo e l'animale condividano funzioni analoghe, ovvero contraddistinti innanzitutto da una mente più o meno sviluppata, si adattano con procedure simili all'ambiente esterno.
  • Secondo la mia riflessione penso che sia la natura ad iscrivere in maniera genetica e non le leggi di adattamento-sopravvivenza, che poi vengono tirate fuori attraverso dei tentativi di insight (puri e semplici processi abduttivi).
  1. DEDUZIONE(leggi iscritte nell'individuo)
  2. si passa a IPOTESI(singoli atti di adattamento)
  3. da IPOTESI
  4. si ritorna a DEDUZIONE(adattamento e sopravvivenza della specie)