24 giugno 2009

Funzione Cognitiva: video

Ecco un video che mostra come un'animale modifica il suo comportamento nei confronti di stimoli esterni (FUNZIONE COGNITIVA).

Funzione Cognitiva: i Cercopitechi

Parlare di FUNZIONE COGNITIVA del linguaggio, significa occuparsi di come cambia il comportamento - interno ed esterno - di un animale in conseguenza del fatto di possedere un linguaggio. In particolare qui ci interessa stabilire come, e in qualche misura,cambia il modo di pensare di un animale che sia in grado di interagire semioticamente con i propri simili: quindi questo significa , va precisato subito, che diamo per scontato che esista un pensiero strutturato non linguistico (cfr., al riguardo, i diversi saggi contenuti in Gambarara,1996). Facciamo ancora una volta l'esempio dei cercopitechi: quando una di queste scimmie avverte un pericolo, nella sua mente è probabile che abbia luogo una doppia operazione: la formazione dell'immagine dell'oggetto percepito e l'attivazione del segnale che vi è associato (Parisi,1991;Cangelosi,Parisi,1996). E' probabile che la doppia categorizzazione del pericolo, percettiva e semiotica, permetta al cercopiteco di scegliere più rapidamente la corretta strategia di risposta : la scimmia che vede il leopardo , e insieme emette - a qualcuno che vuole avvertire del pericolo - il segnale che si riferisce alla classe di predatori con zampe (la classe invece, dei predatori senza zampe , sono i serpenti). In questo modo il cercopiteco non solo avverte del pericolo i propri simili, ma anche sé stesso a fare la stessa cosa. L'idea che stiamo sostenendo è che il cercopiteco, in queste situazioni, usa il linguaggio non solo come strumento referenziale, ma anche come strumento autoconativo. Una delle forme in cui si manifesta la Funzione Cognitiva del linguaggio è quindi quella AUTOCONATIVA, come per guidare "ad alta voce" il proprio comportamento(Lurijia,1961). L'avere una mente semiotica amplia le potenzialità comportamentali di un animale, dischiudendogli la possibilità dell'AUTOCONTROLLO, anche se paradossalmente ciò può avvenire - come nella ricostruzione che abbiamo appena fatto dei cercopitechi- in modo del tutto volontario.

23 giugno 2009

Funzione estetica: gli albatri delle Galàpagos

Nel modello di Jakobson l'uso estetico del linguaggio è quello in cui il messaggio si concentra soprattutto sul significante, sulla sua forma più che sul contenuto. Significante che in questa funzione agisce in proprio, suggerendo, nella mente del fruitore del segnale stesso, immagini a associazioni in larga parte autonomi rispetto al contenuto effettivamente rappresentato dal messaggio stesso. Da un punto di vista evolutivo l'uso estetico di un linguaggio è successivo rispetto a altre funzioni a più forte valenza adattiva, come quella Referenziale o Conativa. Alcuni fra gli esempi più chiari di di segnali estetici , nei linguaggi degli animali non umani sono quelli degli elaborati sistemi per il corteggiamento presenti in molte specie di uccelli. Gli Albatri delle Galàpagos( Diomedea irrorata), ad esempio durante il corteggiamento , eseguono movimenti lunghi e complessi in cui compaiono, più o meno semplificate, sequenze comportamentalitratte dal normale repertorio di questo uccello:mendicazione del cibo, gesti di acquietamento, pulizia del corpo, ecc.

Funzione Metalinguistica

Guardate questo video, nel gioco del cane con il suo padrone c'è a tutti gli effetti quella che è un funzione Metalinguistica!

Funzione Metalinguistica: un esempio i cani

Un segnale che si riferisce a un'altro segnale è detto Metasegnale. Ad esempio , quando sotto un cartello stradale che avverte della presenza di una serie di curve strette c'è un altro cartello con la scritta " 2 Km", questo secondo segnale si riferisce al primo , avvertendo il destinatario del messaggio che una serie di curve dura un paio di chilometri. Nel linguaggio umano la Funzione Metalinguistica è particolarmente usata, sia nel parlare quotidiano sia in contesti specificatamente metalinguistici, come un libro di grammatica ( un libro, e quindi un insieme di parole , che parla di altre parole). Nei linguaggi degli animali non umani questo tipo di segnali è molto raro, e sembra circoscritto soltanto ai contesti di gioco. In queste situazioni vengono spesso usate delle azioni che durante il gioco assumono un diverso valore:
"ad esempio quando il mio cane terrier mi morde per gioco la mano, spesso ringhiando allo stesso tempo, se stringe e io gli dico -piano,piano-, continua a mordere ma mi risponde con un breve scodinzolio che sembra voler dire non te la prendere, è solo un gioco". ( Darwin,1872 trad.1882, p. 164) L'uso del Metasegnale, da parte del mittente , a un primo livello implica la capacità di tenere sotto controllo ciò che si stà facendo e, a un livello superiore, quel che il primo livello significa: quello del terrier di Darwin è un Metasegnale, che avverte il destinatario, Darwin, che le azioni in cui è impegnato in realtà sono inquadrate in un'altro contesto che è quello di un GIOCO.(Bateson,1995;Allen,Bekoff,1997,CAP.6)

19 giugno 2009

10 giugno 2009

Cani che parlano...anticipazione della FUNZIONE ESPRESSIVA

Ora vi propongo un'altro video curioso sul linguaggio e sulla Funzione Espressiva dei cani!

Funzione espressiva: Il Pavone

Il mondo degli animali non è popolato da esemplari tutti uguali, bensì è composto da individui riconoscibili ognuno come tale, con un aspetto, con un odore, un certo modo di muoversi, un certo timbro espressivo specifici.
Il comportamento comunicativo dipende non solo da quello che si vuole esprimere , ma anche da chi è il destinatario del messaggio.

UN ESEMPIO...Il PAVONE

In origine, questo grande uccello, viveva vicino ai fiumi nelle Indie Occidentali e nello Sri Lanka.

Oggi è molto diffuso nei parchi e giardini comunali e privati.

I maschi nel periodo dell'accoppiamento erigono la coda in verticale per mostrare alle ipotetiche compagne tutta la bellezza e signorilità.

Il pavone emette un particolare fischio molto acuto anche in cattività.

05 giugno 2009

Comunicazione tra gatti

Il video che vi propongo è un curioso dialogo tra due gatti!

Funzione Fàtica nei Gatti

La Funzione Fàtica raccoglie tutti gli usi del linguaggio in cui questo viene usato per stabilire e rinsaldare i legami all'interno del gruppo di animali. In questo caso il linguaggio permette di coordinare l'attività di più animali, di fissare ruoli all'interno delle gerarchie sociali, di regolare i conflitti interindividuali in modo non violento, di trovare e riconoscere il partner sessuale. In questo senso gli usi fàtici del linguaggio rappresentano, più che un veicolo per il trasferimento delle informazioni, un certo modo di comportarsi: i segnali non stanno per contenuti esterni, quanto sono un modo per fare qualcosa agli altri e con gli altri. Ora vi propongo quella che è la Comunicazione Fàtica Territoriale nei Gatti: L’organizzazione e la funzionalità dell’insieme del territorio sono assicurate da precise segnalazioni che costituiscono la comunicazione territoriale: i vocalizzi, i segnali visivi (le posture, le graffiature, le marcature urinarie) e olfattivi (i segnali di identificazione e di allarme - feromoni percepiti dalla mucosa olfattiva che tappezza l’organo vomeronasale di Jakobson -) permettono al gatto di “orientarsi” nell’ambiente e allo stesso tempo costituiscono il mezzo di comunicazione con i conspecifici e, secondo alcuni Autori, anche con gli esseri umani. Affinché un gattino sia correttamente socializzato ai conspecifici è necessario che venga a contatto con gatti almeno fino alla quinta – settima settimana di vita e questo processo sottintende una corretta gestione della comunicazione. Secondo Turner la socializzazione intraspecifica è raggiunta con maggior facilità quando il gattino proviene da una cucciolata di almeno quattro piccoli, rimane con i fratelli fino all’età di dodici settimane e se, in questo lasso di tempo, viene frequentemente in contatto con gatti adulti. Il gatto domestico utilizza un’ampia gamma di suoni rispetto agli altri Carnivori: secondo J. W. Bradshaw questo animale è in grado di emettere ben undici tipi di messaggi vocali differenti che accompagnano soprattutto il comportamento di aggressione territoriale e il comportamento sessuale. Fino a qualche anno fa si pensava che questi segnali fossero frutto della domesticazione e, quindi, rivolti essenzialmente verso l’uomo. In seguito numerosi Autori hanno riscontrato che i vocalizzi possiedono una grande importanza anche all’interno dei gruppi sociali costituiti dai soli conspecifici.

Sempre a proposito del linguaggio dei cetacei...

Abbiamo avuto modo di apprendere le particolari capacità intellettive e comunicative dei delfini...osserviamo ora come altri cetacei possiedono qualità molto simili, che permettono loro di comunicare tra loro e con l'uomo. Guardate che risultati ha raggiunto questa simpatica balena bianca...

01 giugno 2009

Video sul linguaggio nei delfini

Questo video spiega il linguaggio misterioso dei delfini : Guardatelo è molto interessante!

Funzione Conativa:usando segnali si modifica il comportamento del destinatario

Usando i segnali l'animale agisce sul mondo includendo in questo anche i destinatari dei segnali (F. Conativa). Tradizionalmente l'etologia ha privilegiato questa funzione, considerandola l'unica presente nei linguaggi degli animali non umani.
Un esempio i delfini:
Di particolare interesse il mondo acustico fatto di echi, che consente ai delfini di percepire non solo la distanza, ma anche la forma, la grandezza, lo spessore degli oggetti o degli altri esseri viventi che incontra sul suo cammino. Questi mammiferi sono dotati di un ricchissimo “vocabolario”: oltre a fischiare, grugnire e strillare, riescono a emettere una vasta gamma di suoni percepibili da noi uomini, oltre a emettere ultrasuoni con frequenze troppo elevate per i nostri limitati organi acustici. Un gruppo di studiosi del Consiglio nazionale delle ricerche (CNR) ha recentemente provato in questi animali la coesistenza di due tipi diversi di linguaggio, uno per “giocare” e l’altro per “comunicare” con il gruppo. I delfini parlano, ma con il loro gruppo utilizzano un “dialetto” particolare, che si sviluppa nel corso degli anni e che diventa un veicolo di riconoscimento fra esemplari della stessa comunità. «I delfini — spiega Massimo Azzali del Cnr — comunicano usando due linguaggi o segnali acustici: i suoni (frequenza 20kHz), detti segnali di vocalizzazioni, e gli ultrasuoni (frequenza tra 20 e 200 kHz), detti segnali sonar o di ecolocalizzazione». Le due vocalizzazioni sono molto diverse: le prime sono innate e vengono prodotte in occasione di uno specifico evento: in generale riflettono la reazione “emotiva” del delfino a uno stimolo esterno. Nel corteggiamento, quando hanno paura, quando si arrabbiano, quando sono stressati e in moltissime altre occasioni, questi mammiferi super-intelligenti emettono le frequenze da 20kHz. Come delle grida spontanee, immediatamente percepibili e affatto difficili da emettere e da essere comprese. I segnali sonar dai 20 ai 200 kHz invece sono più difficili da imparare e da capire. «La condivisione delle percezioni/evocazioni che scaturiscono dai segnali sonar — prosegue Azzali — si imparano con il tempo e richiedono che nella comunità si sia formato un linguaggio sonar comune, ovvero una connessione suoni-immagini acustiche che valga per l'intera comunità». Si può perciò presumere che il linguaggio sonar di un gruppo richieda un lungo periodo di apprendimento da parte dei suoi membri più giovani perché contiene molti elementi tipici ed esclusivi di una comunità. Ed è per questo che i delfini devono vivere un lungo periodo di apprendimento prima di formare un gruppo con il quale condividere il linguaggio. Un training lento e complicato, che permetta loro di orientarsi nella giungla dei segnali sonar degli altri membri del gruppo in modo da imparare ad ascoltare e a parlare la stessa lingua. Solo dopo questa lunga fase di apprendimento nascono solidi legami sociali. «Con le relazioni echi-immagini — precisa Azzali — valide per tutti i membri della comunità, nascono i rapporti sociali. Dai nostri studi risulta che gruppi diversi usino il linguaggio degli echi con modalità diverse». In ogni caso, tramite l’ecolocalizzazione i delfini sono in grado di comunicare fra loro chiamandosi per nome. Ma quando inizia l’apprendimento? Secondo lo studioso del Cnr il cucciolo di delfino comincia ad apprendere il linguaggio sonar addirittura dalla pancia materna «perché i suoni si propagano quasi allo stesso modo nell’oceano e nel corpo della madre». L’apprendimento continua poi dalla nascita ai quattro anni esclusivamente tramite la madre e poi tramite tutto il resto del gruppo. Un’ultima curiosità: i delfini dormono galleggiando in superficie e una metà del loro cervello rimane intenta a vigilare.